giovedì 16 giugno 2011

L’esito referendario: un impatto sulla città?


Avrà influenza l’esito del referendum sull’energia nucleare di domenica scorsa sulla città di Bologna? Come può influire nel sistema urbano?
Gli elettori italiani, a maggioranza assoluta, hanno scelto di fermare il piano nucleare del governo in carica, indicando implicitamente una strada ormai nota, almeno in linea generale: risparmio energetico, efficienza e fonti rinnovabili. Una strada che significa moltissimo per una città, dove è indispensabile, oltre che possibile, organizzare un sistema energetico sostenibile e in grado di migliorare la qualità dell’aria, oggi inquinata prevalentemente dal traffico veicolare e dalle caldaie termiche a gas o, addirittura, a gasolio. La “volontà popolare” ha parlato in questo senso, con un messaggio chiaro che giunge da coloro che si sono espressi in uno dei quesiti referendari, chiedendo di efficientare il sistema energetico cittadino e diffondere le rinnovabili, per evitare i grandi impianti obsoleti e forse oramai retaggio di un passato ancora prossimo, ma sempre più oscurato dall’innovazione tecnologica e dall’aspirazione a migliorare lo stato dell’ambiente.
Un sistema energetico sostenibile per una città richiede innanzitutto riqualificazione energetica degli edifici esistenti, sostituzione delle vecchie caldaie a gasolio, illuminazione efficiente e direzionale, diffusione dei pannelli solari termici e fotovoltaici. Questi ultimi non sono facilmente inseribili nel contesto dell’architettura del centro storico, o nei condomini più grandi, ma questo problema può essere superato con altri sistemi efficienti, con la contabilizzazione del calore, con le valvole termostatiche, con la cogenerazione e il teleriscaldamento, con la microcogenerazione, con la sistemazione di impianti fotovoltaici dove è possibile, a partire dai tetti dei centri commerciali, delle scuole, o da semplici pensiline. Una città può fare moltissimo per migliorare il proprio “stato energetico” e abbassare il livello di sostanze inquinanti e polveri sottili presenti nell’aria, rispettando anche gli accordi volontari come il Patto dei Sindaci, che impegna anche Bologna a raggiungere e oltrepassare la soglia della riduzione del 20% di emissioni climalteranti al 2020. Ma una città meno inquinata, più efficiente e pulita va ben oltre qualsiasi impegno internazionale: è innanzitutto un impegno con sé stessa e con i propri cittadini.

Claudia Castaldini

lunedì 30 maggio 2011

Agricoltura in città.


Nell’economia di una città spesso si sottovaluta l’importanza di un settore: l’agricoltura. Se le città con i loro abitanti diventeranno più sostenibili e sane, e daranno un contributo inferiore al riscaldamento globale, sarà anche grazie a un migliore rapporto con le produzioni alimentari del territorio.
Bologna offre buone opportunità avendo a disposizione aree cittadine che, in aggiunta a quelle limitrofe, sono tuttora destinate all’agricoltura. E’ possibile perciò dare vita a mercati “di quartiere”, luoghi in cui si incontrino acquirenti e produttori del territorio, nei quali la vicinanza eviti i lunghi e inquinanti trasporti usuali nella catena distributiva attuale, e l’interazione diretta produttore-consumatore favorisca la qualità, la stagionalità, il biologico.
Studi recenti stimano che l’organizzazione di tipo industriale della produzione alimentare nel mondo sia causa di emissioni climalteranti con percentuali che vanno dal 44% al 57% del totale, molto rilevanti e poco conosciute. Di queste cifre, la maggior parte è dovuta alla produzione di carne, e a seguire alla produzione vegetale e ai trasporti. Occorre tenere conto del fatto che il bestiame deve essere allevato per diventare bistecca, e che acquistare prodotti provenienti dall’altro capo del mondo significa trasportarli fino a qui, con i veicoli che bruciano combustibili fossili e inquinano l’aria. I metodi di produzione oggi prevalenti poi, comportano anche l’uso di fitofarmaci e agenti chimici diversi, concimi chimici, notevoli quantità di acqua per l’irrigazione artificiale, antibiotici e altri farmaci per favorire la crescita degli animali negli allevamenti intensivi. Le conseguenze riguardano alterazioni nella composizione dei suoli, modifica del ciclo idrico, fino alle falde acquifere.
Al contrario, consumando prodotti locali e di stagione, ancor meglio se biologici, si stima che una famiglia mediamente possa risparmiare fino a 1.000 chilogrammi di biossido di carbonio all’anno in emissioni evitate, una quantità notevole, spesso non considerata e perciò sorprendente.
I mercati degli imprenditori agricoli delle campagne vicine ai centri abitati possono quindi dare un contributo importante alla riduzione dell’inquinamento, al miglioramento della qualità dei prodotti, alla conservazione delle tipicità locali, alle produzioni biologiche, ed anche alla continua crescita dei prezzi, che troppo spesso non corrispondono ai guadagni dei produttori.

sabato 14 maggio 2011

La città ed il suo territorio.


Qualità della vita, benessere, sviluppo socioeconomico del territorio, dipendono fortemente anche dalla struttura urbana e dalle modalità degli spostamenti più frequenti.
Se 200mila metri quadri vengono mediamente ogni giorno mangiati dal cemento nell’area del bacino del Po, secondo il primo rapporto dell’Osservatorio Nazionale sul Consumo di Suolo, costituito da INU, Legambiente e DiAP del Politecnico di Milano, l'urbanizzazione è responsabile di 2/3 delle perdite di suolo agricolo. Le periferie e le aree suburbane, da anni in grande espansione anche a Bologna, rischiano di snaturare le caratteristiche plurisecolari di una delle più belle città italiane e del suo hinterland, la sua vivibilità, la qualità altissima del centro storico, e la vocazione turistica. La regolamentazione dell’espansione urbana può arginare il consumo di territorio vergine, preservare le aree verdi, e conservare l’identità locale, molto forte in Italia e anche nella nostra città. Bologna possiede uno splendido esempio ogni giorno sotto gli occhi di tutti: una delle pochissime colline urbane italiane ancora sostanzialmente intatte grazie alla lungimiranza di coloro che hanno amministrato la città alcuni decenni fa.
La regolamentazione urbanistica in un’ottica di integrazione con il sistema della mobilità può anche migliorare la qualità dell’aria e la comodità degli spostamenti, assumendo in via prioritaria interventi per la diversione modale dal mezzo privato al servizio pubblico, il legame tra la nuova urbanizzazione e il trasporto pubblico, privilegiando la rotaia per i collegamenti con le periferie, estendendo le pedonalizzazioni e creando reti di piste ciclabili, servite da aree di parcheggio e dalla possibilità di ospitare il mezzo a due ruote su bus e treni.
Queste prospettive sono favorite, non contrastate, dalla struttura del centro storico medioevale e rinascimentale, edificato sull’intreccio delle vie di epoca romana, strette e rettilinee, inadatte ai grandi mezzi, comode da percorrere a piedi o sulle due ruote se i veicoli non ostacolassero il movimento ed inquinassero l’aria. Città vivibili, fruibili, e più belle.

giovedì 12 maggio 2011

L’isola di calore e il verde in città.


Tutelare e ampliare la dotazione di verde in città è un mezzo per ottenere un ambiente esteticamente più gradevole, spazi destinati al tempo libero, ed in particolare una riduzione del calore trattenuto dagli edifici e dal manto stradale.
Nelle città, infatti, si forma la cosiddetta “isola di calore”, cioè una concentrazione di alte temperature in ambito urbano che comporta mediamente 2 – 3 gradi in più rispetto alle zone extraurbane limitrofe, ma che può arrivare in estate fino a 6 gradi di temperatura aggiuntivi. E’ facile verificare la caduta di temperatura tra Bologna e Casalecchio, per fare un esempio, soprattutto nei mesi estivi.
L’isola di calore urbana si forma per varie cause: la produzione di energia per la climatizzazione degli edifici e per il traffico veicolare, la concentrazione di edifici e strade che catturano il calore e lo conservano a lungo anche di notte, lo scarso ricambio dell’aria (particolarmente evidente nelle città emiliane per via del clima locale, scarsamente ventoso) che va a formare una cappa di calore e smog, spesso accompagnata da elevata umidità.
Mentre a causa dell’effetto-serra la temperatura media annuale in Italia negli ultimi 50 anni è aumentata di 1,4°C, il numero medio di notti tropicali è aumentato del 50%, e il numero medio di giorni estivi è aumentato del 14%, nelle aree urbane il cambiamento climatico viene aggravato dal traffico e dalla stessa struttura urbana che forma un microclima a sé stante e più caldo, con l’asfalto e il cemento che bloccano la traspirazione dei suoli, mentre il calore prodotto da impianti di riscaldamento e di raffrescamento, dall’illuminazione artificiale, dalla scarsità di vegetazione diffusa nell’ambiente urbano aggravano il problema.
Di questi fattori, molti dei quali intervenuti in anni recenti, occorre tenere conto nell’effettuare le scelte, e tra queste, un posto di rilievo spetta al verde cittadino. Il tetto verde, il verde nei balconi e nei giardini, possono permettere di evitare l’uso di condizionatori domestici con un risparmio energetico e una riduzione delle emissioni di CO2 che, si è calcolato, può raggiungere le 2 tonnellate per appartamento. Al risparmio energetico del mancato uso di condizionatori, si aggiunge l’assorbimento del gas-serra dovuto alla fotosintesi delle piante, stimato in circa 500 chili all’anno per una superficie a verde di 150 metri quadrati. Sono dunque evidenti i vantaggi ambientali, riassumibili principalmente nel miglioramento della qualità dell’aria cittadina, nella riduzione delle temperature, e in un minor contributo della città al riscaldamento globale che causa alterazioni del sistema climatico mondiale.

lunedì 9 maggio 2011

Consumare meno e inquinare meno.


Il primo obiettivo da porre per alleggerire il peso sull’ambiente di una città è minimizzarne i consumi e le emissioni.
Data la quota maggioritaria che assume in città l’ambito residenziale, al fine di ridurre le emissioni inquinanti e i consumi di combustibili fossili è necessario che l’innovazione energetica entri nei regolamenti edilizi comunali, arrivando ad influenzare le imprese del settore, quindi modificando la stessa logica del costruire. Negli strumenti di regolazione in mano alle amministrazioni pubbliche si intersecano le competenze in materia di urbanistica e mobilità, edilizia ed energia, fornendo un’opportunità formidabile per aiutare i miglioramenti tecnici già in corso e favorire la loro penetrazione nel mercato.
Bologna presenta ancora in questo ambito caratteristiche paragonabili alla maggior parte delle città italiane, con consumi energetici ed emissioni climalteranti e inquinanti in crescita, con ampia presenza di edifici a basse prestazioni energetiche e di impianti per l’illuminazione e il riscaldamento tecnologicamente obsoleti. Le nuove tecnologie in edilizia sono uno strumento straordinario per promuovere un settore troppo spesso in contrasto con la tutela del territorio, e svilupparne gli aspetti qualitativamente migliori e più avanzati. L’inserimento in architettura delle rinnovabili, il ricorso ad impianti ad alto rendimento, le case passive, il risparmio idrico, per finire alla bioedilizia ed alle sue caratteristiche di elevata qualità ambientale e abitabilità, consentono di ridurre consumi ed emissioni che oggi nel settore residenziale oscillano tra il 30 e il 40 % del totale.
Si tratta di temi proposti anche dagli organismi sovranazionali come la Direttiva UE sull’efficienza energetica o l’accordo volontario denominato Patto dei Sindaci. Quest’ultimo, prevede una serie di passi, tra cui il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile, per portare le città aderenti a ridurre le proprie emissioni climalteranti del 20% o più entro il 2020. Bologna ha aderito e le spetta ora l’implementazione del Patto in una fase di indirizzo complessivo per uno sviluppo sostenibile della città.

sabato 7 maggio 2011

Bologna, Green City.


Ridurre i consumi di energia, tutelare e ampliare il patrimonio verde, migliorare la qualità dell’aria, ridurre e differenziare i rifiuti, integrare struttura urbana e mobilità, sostenere produzioni e servizi a ridotto impatto ambientale, gestire preziose risorse come l’acqua, conservare le aree agricole urbane: per fare tutto questo, e farlo bene, occorrono organizzazione e impegno duraturi. Il risultato? Una vera Green City.
Una Green City, una città verde, non è frutto della somma di interventi distinti e slegati, è invece il risultato di un’interazione virtuosa che si crea fra i diversi ambiti, coordinata e guidata dalla pubblica amministrazione. Studi recenti di economia ambientale distinguono tre ambiti, strettamente interconnessi, nell’insieme di una Green City: il green lifestyle, lo stile di vita urbano nuovo, verde, ambientalmente leggero e salubre, le green companies, le imprese capaci di ridurre il proprio impatto ambientale, il green management, le politiche pubbliche finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale.
Lo stile di vita riguarda tutti noi, il modo di vivere “la” – e non “nella” – nostra città, i comportamenti individuali che possono evolversi in uno stile di vita amico dell’ambiente cittadino, affine ad un sistema urbano accogliente e salubre.
Accanto, le imprese più attente alla propria responsabilità sociale sono già oggi coinvolte nell’affermazione di prodotti e servizi nuovi e di basso impatto, e negli interventi di riduzione dei consumi e delle emissioni durante il ciclo di vita del prodotto; esse costituiranno il tessuto produttivo del futuro anche nelle nostre città, dove si diffonderanno mestieri nuovi e nuove opportunità. Le politiche pubbliche di competenza dell’amministrazione, infine, hanno il compito di porre in essere strategie di coordinamento tra le imprese, le organizzazioni sociali e le varie forme associative, i singoli cittadini, e interventi di gestione e regolazione del territorio e delle attività che vi si svolgono, di pianificazione, di controllo e riduzione dei consumi e delle emissioni.
Sarà la strategia che delinea una Bologna sostenibile che renderà possibile realizzare i singoli interventi. Parliamone, qui, su "comèbologna".